Meditazione: meditare ogni giorno
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Piccola introduzione
La meditazione, da qualche anno, è diventata una pratica molto importante per la mia vita. Cerco sempre di farlo almeno 5 minuti al giorno. Ci sono periodi in cui non ci riesco e altri a cui dedico anche più tempo, fino ai 20 minuti o oltre.
E’ davvero molto difficile, con la velocità di oggi, mettersi seduti, con gli occhi chiusi e cercare di meditare, ma, credo, sia una pratica molto valida. Almeno per me, ma su questo punto ci torniamo alla fine.
Cos’è la meditazione?
In questo momento mi riferisco alla meditazione orientale, non occidentale, e capirete fra un po’ perché.
I primo documenti in cui si fa cenno a questa pratica risalgono circa al 1500 A.C. in India, e si parla di Dhyāna ovvero “allenamento della mente” tradotto molte volte come meditazione.
La meditazione orientale è ‘divisa’ in 6 tipologie:
- Yoga,
- Vedanta,
- Buddhismo,
- Taoismo,
- Zen e
- Tantrismo
Queste tradizioni hanno tutte un filo, che le lega.
Quello che differenzia la meditazione orientale da quella occidentale è, fondamentalmente, lo scopo finale. In oriente lo scopo è l’illuminazione, il satori, lo samadhi, il moska, il nirvana, eccetera. Ognuno di questi termine ci indica che siamo in uno stato di limitazione, di condizionamento, ignoranza, e dipendenza da cui dobbiamo uscire per poter accedere a una conoscenza più vasta e alla vera libertà.
Ogni tipo di tradizione ha la sua via, il suo percorso di illuminazione, ma la meditazione è un perno fondamentale di questo percorso.
La meditazione occidentale
La meditazione in occidente ha iniziato a diffondersi nel 1700. Inizialmente era solo un argomento di discussione, poi è diventata una pratica.
Solo nel XX secolo, quando lo yogi Swami Vivekananda fece una presentazione al Parliament of Religions di Chicago, la meditazione prese piede anche qui.
Ovviamente, come ogni cosa, anche la meditazione si è adattata alla visione occidentale, in parte perdendo la peculiarità originale.
Infatti vediamo nascere tanti tipi di meditazioni, che si affiancano a quelle orientali, e, forse, più adatte alla mentalità occidentale.
Ma allora la meditazione occidentale si può chiamare meditazione?
Dal mio punto di vista ni: anche perché, ad esempio, è arrivata anche la meditazione zen qui in occidente.
In realtà la meditazione vera e propria, sarebbe quella orientale, ma dovremo smettere di chiamare, ad esempio, sushi quello che mangiamo qui in occidente, perché non è sicuramente quello che c’è in Giappone.
Io credo che dovremo smettere di puntare i piedi su terminologie e significati e fare, come dice Yoda in Star Wars: fare o non fare non esiste provare.
Ma la meditazione è adatta a tutti?
No.
Come non è adatto a tutti il reiki, o la cristallopratica o altra disciplina olistica.
Sarebbe come a dire, che a me vanno bene le scarpe numero 36 invece del numero che porto normalmente.
Ognuno deve ricercare la disciplina a cui si sente più affine, non deve vergognarsi di dire “no questo non fa per me”. Il fine ultimo di ogni disciplina è il nostro benessere. Se teniamo in massima importanza il nostro benessere, allora inizieremo a capire quali sono e quali non sono le discipline olistiche, che vanno bene per noi. Che siano di medicina olistica o tradizionale non cambia, l’importante è stare bene con sé stessi. Punto, il resto non conta.
Se stiamo bene con noi stessi, tutto diventa più colorato e “semplice”.
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